Italia https://www.anthesisgroup.com/it Sustainability Consultancy Tue, 03 Jun 2025 12:37:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.3 https://www.anthesisgroup.com/it/wp-content/uploads/sites/7/2024/02/cropped-Waypoint-32x32.png Italia https://www.anthesisgroup.com/it 32 32 Il Valore Strategico del Reporting CDP https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/il-valore-strategico-del-reporting-cdp/ Tue, 17 Jun 2025 09:24:31 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55560

Il Valore Strategico del Reporting CDP

Scopri come il CDP fornisce un quadro coerente che supporta le aziende nell'affrontare il panorama normativo in continua evoluzione a livello internazionale.

emissioni di un'unità industriale

Oggi le aziende si trovano al centro di un vortice di normative in continua evoluzione, tensioni geopolitiche e aspettative degli stakeholder in costante mutamento. Il panorama del reporting di sostenibilità risulta sempre più frammentato, con giurisdizioni diverse che impongono requisiti differenti e l’assenza di uno standard globale chiaro. In questo contesto, molte imprese si trovano intrappolate in un dilemma ben noto: comunicare troppo poco, rischiando di apparire poco trasparenti; oppure comunicare troppo, esponendosi al rischio che ogni dettaglio venga messo sotto esame.

Il reporting CDP offre un elemento raro in questo scenario: la coerenza. Fornendo un quadro strutturato e affidabile, aiuta le aziende a orientarsi con maggiore sicurezza in un contesto di incertezza. Ma al di là della conformità e dei punteggi, qual è il vero valore di questo strumento?

Una base di riferimento affidabile per gli investitori e la necessità di dati ESG coerenti

Indipendentemente dal contesto politico, una realtà rimane immutata: investitori e autorità di regolamentazione richiedono dati chiari e comparabili, non vaghe dichiarazioni di sostenibilità. L’instabilità dei mercati, il rischio climatico e le interruzioni nelle catene di approvvigionamento rendono ancora più cruciale distinguere tra le aziende con strategie concrete e quelle che si affidano al greenwashing.

Il CDP rappresenta da tempo un punto di riferimento autorevole per la divulgazione ambientale, offrendo agli investitori la possibilità di valutare rischi e opportunità in modo accurato, senza dover ricorrere a supposizioni. La campagna Non-Disclosure Campaign (NDC) di CDP, sostenuta dagli investitori, incoraggia ogni anno un numero crescente di organizzazioni a divulgare informazioni, rafforzando l’aspettativa che la trasparenza sia un requisito imprescindibile. Una solida storia di partecipazione al CDP segnala agli investitori che un’azienda integra seriamente la sostenibilità nel proprio modello di business, evitando che venga percepita come una mera operazione di pubbliche relazioni.

Azioni consapevoli in un contesto di cambiamento

Le modifiche normative sono inevitabili, ma la preparazione al cambiamento non dovrebbe limitarsi a una reazione frettolosa e improvvisata. L’allineamento del CDP con quadri normativi come gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) e l’International Sustainability Standards Board (ISSB) ne fa un banco di prova prezioso per le aziende che si stanno adattando ai nuovi obblighi di rendicontazione ESG. Con le modifiche Omnibus proposte dall’UE, che introducono ulteriore complessità, le imprese hanno bisogno di una base di rendicontazione flessibile e solida, in grado di adattarsi all’evoluzione dei requisiti senza compromettere il rigore. Il CDP risponde esattamente a questa esigenza.

Garantire la sostenibilità a lungo termine della tua strategia

I numeri parlano chiaro: oltre 24.000 aziende hanno risposto al CDP nel 2024, in aumento rispetto all’anno precedente. Non si tratta semplicemente di compilare questionari, ma di imprese che riconoscono come una divulgazione solida possa tradursi in un vantaggio competitivo. Il focus del CDP su clima, foreste, sicurezza idrica e, più recentemente, plastica e biodiversità, offre una prospettiva critica sull’esposizione ai rischi e sulla resilienza, supportando decisioni strategiche basate sui dati. Anche gli investitori si affidano a queste informazioni per premiare le aziende che affrontano proattivamente le sfide ambientali, anziché limitarsi a reagire alle crisi.

Il ruolo del CDP nel panorama ESG

Il CDP non opera in isolamento. I suoi dati alimentano le principali valutazioni ESG, tra cui quelle di MSCI e ISS, ampliando la sua influenza nell’analisi della sostenibilità aziendale. Con l’intensificarsi dei requisiti di rendicontazione, le aziende che utilizzano il CDP in modo strategico non si limitano a soddisfare un obbligo formale, ma rafforzano la propria posizione sul mercato e nel panorama degli investitori.

In sintesi, il CDP non rappresenta solo uno strumento di divulgazione: è anche una leva di resilienza. In un’epoca di crescente volatilità, offre chiarezza, comparabilità e credibilità. Adottare il CDP consente alle aziende di acquisire le informazioni e l’autorevolezza necessarie per restare agili in un mondo in rapida evoluzione.

Anthesis può supportarti in questo percorso: ogni anno assistiamo oltre 80 aziende nella preparazione della risposta al CDP, operando in diversi settori e aree geografiche. Contattaci per saperne di più o per discuterne insieme.

In che modo Anthesis ti può supportare?

In qualità di Accredited Solutions Provider per il CDP, Anthesis supporta i clienti lungo l’intero percorso di rendicontazione, offrendo competenze strategiche e tecniche per migliorare le performance e i punteggi dei programmi ESG. Accompagniamo le aziende che si avvicinano per la prima volta al processo di rendicontazione, assistiamo le aziende che partecipano abitualmente alla rendicontazione CDP nell’ottimizzazione dei punteggi e rafforziamo l’impegno dei leader CDP nella definizione degli obiettivi, nella tutela ambientale e nell’innovazione.

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
Perché progettare prodotti sostenibili è ormai una priorità per le aziende https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/progettare-prodotti-sostenibili-ormai-priorita/ Thu, 12 Jun 2025 07:18:00 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55556

Perché progettare prodotti sostenibili è ormai una priorità per le aziende

Esaminiamo il passaggio da iniziative sporadiche a soluzioni integrate di progettazione sostenibile da parte delle aziende

prodotti

Negli ultimi sei mesi abbiamo osservato un cambiamento significativo nel modo in cui le aziende affrontano la progettazione di prodotti sostenibili. Sempre più imprese stanno superando le iniziative ecologiche isolate, puntando invece a integrare la sostenibilità in modo olistico all’interno dei loro portafogli di prodotti. L’obiettivo è chiaro: allinearsi ai percorsi di decarbonizzazione, soddisfare i requisiti normativi e abbracciare i principi dell’economia circolare, garantendo al contempo che la progettazione sia concreta, scalabile e commercialmente sostenibile.

Questa evoluzione segna una fase di maturazione negli sforzi di progettazione sostenibile: le aziende non si concentrano più esclusivamente sui singoli prodotti, ma adottano soluzioni sistemiche che integrano la sostenibilità nei processi decisionali, nelle catene di approvvigionamento e nelle strategie di prodotto. Si tratta di un cambiamento guidato da una combinazione di pressioni normative, incentivi economici e dalla crescente consapevolezza che la sostenibilità non è più un elemento accessorio, bensì una funzione centrale del business.

Perché la progettazione sostenibile è importante per le aziende

La progettazione di prodotti sostenibili non riguarda solo la riduzione dell’impatto ambientale, ma anche la costruzione di imprese più resilienti e pronte ad affrontare le sfide future. Le aziende che integrano la sostenibilità nei propri processi progettuali ottengono benefici che vanno ben oltre la semplice conformità normativa: dal rafforzamento del posizionamento competitivo a risparmi significativi nel lungo periodo.

La sostenibilità come vantaggio competitivo

La sostenibilità non è più un’opzione, ma un fattore chiave per la leadership di mercato. I consumatori sono sempre più consapevoli dell’impatto ambientale delle loro scelte d’acquisto e, nel nostro lavoro con marchi che operano a livello globale, osserviamo come le aziende che assumono impegni autentici e misurabili in ambito sostenibile stiano conquistando una maggiore fedeltà da parte dei clienti. Al contrario, le imprese che non riescono ad allinearsi a queste nuove aspettative rischiano di perdere quote di mercato, poiché i consumatori orientati alla sostenibilità cercano attivamente alternative più responsabili.

Anche il panorama degli investimenti è in evoluzione. Nell’ultimo anno, abbiamo osservato un rafforzamento dei processi di valutazione ESG da parte degli investitori, i quali richiedono alle aziende di dimostrare in modo concreto come i rischi legati alla sostenibilità vengano gestiti sia a livello aziendale sia a livello di prodotto. L’introduzione di quadri normativi obbligatori, come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), sta accelerando questa tendenza, facilitando la distinzione tra le imprese che prendono seriamente la sostenibilità e quelle che non lo fanno.

Per le aziende, ciò implica che la progettazione di prodotti sostenibili non rappresenta più soltanto un requisito normativo, ma una leva strategica per mantenere la propria rilevanza in un mercato in rapida trasformazione. Le imprese che integrano la sostenibilità nello sviluppo dei prodotti sin dalle fasi iniziali avranno un netto vantaggio competitivo rispetto a quelle che cercano di adattarsi in un secondo momento.

Le supply chain resilienti partono da un design sostenibile

Le decisioni legate alla progettazione dei prodotti influenzano ogni fase della catena di approvvigionamento: dall’acquisizione delle materie prime, alla produzione, alla logistica, fino al recupero a fine vita. Con il passaggio verso modelli circolari e pratiche di approvvigionamento responsabile, molte aziende si trovano ad affrontare interruzioni nel breve termine, come il cambio di fornitori, la ricerca di materiali alternativi non ancora disponibili su larga scala o l’adattamento ai vincoli di fornitura regionali.

Tuttavia, queste sfide rappresentano una parte necessaria della transizione. Le imprese che integrano la sostenibilità nelle proprie catene di fornitura stanno, in definitiva, costruendo resilienza in diversi modi chiave:

  • Riduzione della dipendenza da materie prime volatili – Molti materiali tradizionali sono soggetti a rischi geopolitici, fluttuazioni dei prezzi e restrizioni normative. Dando priorità a soluzioni riciclabili, a base biologica o di provenienza locale, le aziende possono ottenere un maggiore controllo e stabilità dell’approvvigionamento nel lungo periodo.
  • Diversificazione della rete di fornitori – Le aziende che passano in modo proattivo a fornitori più sostenibili, anche a fronte di un necessario adattamento iniziale, riducono il rischio di interruzioni future causate da inadempienze normative, scarsità di risorse o cambiamenti regolatori.
  • Produzione efficiente e uso responsabile dei materiali – Progettare con un approccio orientato alla rigenerazione, modularità e riciclabilità non solo contribuisce a ridurre sprechi e costi, ma migliora anche l’agilità della catena di approvvigionamento, riducendo la dipendenza da materiali vergini e da fornitori unici.
  • Allineamento normativo e di mercato – In molti settori si assiste a un aumento dei requisiti di due diligence, come evidente dalle recenti novità normative: EU Deforestation Regulation (EUDR), Supply Chain Due Diligence Act (CSDDD). Le aziende che integrano in modo proattivo criteri di sostenibilità nella selezione e nell’approvvigionamento dei fornitori sono meglio preparate ad affrontare un contesto normativo in continua evoluzione.

La progettazione sostenibile dei prodotti non riguarda più solo la riduzione delle emissioni, ma è diventata un elemento chiave per garantire la continuità operativa nel lungo termine. Le aziende che investono oggi nella sostenibilità della supply chain saranno quelle più capaci di scalare in modo efficiente e adattarsi alle pressioni del mercato futuro.

Efficienza operativa e risparmio sui costi

La progettazione sostenibile dei prodotti e l’economia circolare non si limitano alla riduzione dell’impatto ambientale, ma rappresentano anche una strategia finanziaria intelligente. Attraverso una scelta più consapevole dei materiali, l’estensione della durata dei prodotti e la progettazione orientata alla riparabilità, le aziende possono ridurre i costi operativi, limitare gli sprechi e aumentare la soddisfazione dei clienti.

Molte imprese sottovalutano i costi legati a guasti dei prodotti, elevati tassi di restituzione e richieste di garanzia, fattori che incidono negativamente sulla redditività. Investire nella durabilità e nel design modulare consente di ridurre queste spese, migliorando al contempo la fidelizzazione dei clienti.

Anche la vendita di parti di ricambio e kit di riparazione sta emergendo come una strategia redditizia e a basso costo, vantaggiosa sia per le aziende che per i consumatori. Questo approccio è in linea con le normative sul diritto alla riparazione e rafforza la percezione positiva del marchio, contribuendo alla fidelizzazione.

Parallelamente, l’ottimizzazione dell’uso dei materiali consente di risparmiare sui costi di produzione e logistica. Le aziende che impiegano una minore quantità di materiali, selezionati per qualità e prestazioni, possono semplificare i processi produttivi, ridurre gli scarti e migliorare l’efficienza della catena di approvvigionamento.

Integrare la sostenibilità nella fase iniziale della progettazione consente di evitare costosi interventi successivi, anticipare i requisiti normativi e costruire una resilienza finanziaria duratura.

La sostenibilità è ora una priorità finanziaria

La sostenibilità non è più soltanto una questione di reputazione, ma una componente fondamentale della strategia finanziaria aziendale. Con l’entrata in vigore di obblighi normativi sulla rendicontazione ESG, come la CSRD, le aziende sono tenute a fornire prove trasparenti e quantificabili di come gestiscono i rischi legati alla sostenibilità.

Gli investitori non si affidano più a dichiarazioni volontarie: valutano attivamente se le imprese dispongono di una strategia di sostenibilità strutturata e supportata da dati concreti. Le aziende prive di piani chiari e misurabili in ambito ESG sono sempre più percepite come investimenti ad alto rischio, con conseguenti difficoltà nell’accesso al capitale e una maggiore pressione da parte degli azionisti.

Al contrario, le imprese che integrano efficacemente la sostenibilità ottengono un accesso privilegiato a finanziamenti e opportunità d’investimento. Molti istituti finanziari offrono oggi prestiti e green bond legati a parametri ESG, con tassi d’interesse agevolati o condizioni più favorevoli per le aziende che raggiungono obiettivi specifici in materia di riduzione delle emissioni o circolarità.

Oltre al capitale, anche gli acquirenti aziendali e i principali rivenditori stanno innalzando i requisiti ESG nella selezione dei fornitori, integrando criteri ambientali, sociali e di governance nelle politiche di approvvigionamento. Le aziende che non riescono a dimostrare la conformità a standard ambientali in continua evoluzione rischiano di perdere importanti opportunità commerciali.

In questo contesto, la progettazione sostenibile dei prodotti non è più un’opzione, ma una strategia chiave per la gestione del rischio finanziario.

Normative che guidano la sostenibilità dei prodotti

L’Unione Europea è all’avanguardia nella promozione dell’economia circolare, attraverso l’implementazione di normative articolate che mirano a garantire la progettazione sostenibile dei prodotti. Tra le principali misure adottate:

  • Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR): In vigore dal 18 luglio 2024, l’ESPR stabilisce requisiti di ecoprogettazione per un’ampia gamma di prodotti, con l’obiettivo di renderli più durevoli, riparabili e riciclabili, riducendo così il loro impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita.
  • Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR): Approvato dal Parlamento europeo, il PPWR mira a ridurre la produzione di imballaggi e i relativi rifiuti, migliorare la riciclabilità e promuovere il mercato dei materiali riciclati. La normativa si applica a tutti gli operatori che immettono imballaggi sul mercato dell’UE, dalle piccole imprese alle grandi multinazionali.
  • EU Battery Directive: In vigore dal 2027, introduce requisiti più stringenti in materia di riciclabilità e trasparenza delle informazioni per le batterie utilizzate in dispositivi elettronici e veicoli elettrici.

Questi regolamenti, che possono riguardare anche aziende extra-UE che operano sul mercato europeo, confermano l’impegno dell’Unione Europea verso un futuro più sostenibile, spingendo le imprese a integrare i principi dell’economia circolare nella progettazione dei loro prodotti.

Gli strumenti digitali sono ora fondamentali per la conformità

Con l’aumento delle aspettative in materia di conformità e sostenibilità, le aziende necessitano di strumenti affidabili e scalabili in grado di integrare i dati ambientali nei flussi di lavoro per lo sviluppo dei prodotti. Normative come l’ESPR, il Digital Product Passport (DPP) e l’EU Battery Regulation stanno rendendo informazioni come il Product Carbon Footprint (PCF) e il Life Cycle Assessment (LCA) requisiti essenziali, non solo per garantire la conformità, ma anche per accedere al mercato. Parallelamente, i team di approvvigionamento e gli acquirenti richiedono una maggiore trasparenza sugli impatti ambientali a livello di prodotto prima di effettuare scelte d’acquisto. Questo è particolarmente vero in settori ad alta intensità produttiva come l’elettronica, l’automotive e i beni di largo consumo. Sebbene le LCA tradizionali restino strumenti preziosi, sono spesso lente e costose, creando un divario tra le ambizioni di sostenibilità e la loro effettiva realizzazione.

Ed è qui che entrano in gioco gli strumenti digitali intelligenti. Ad esempio, PortfolioPro, la piattaforma digitale per LCA di Anthesis, sta aiutando le aziende a:

  • Valutare interi portafogli di prodotti per identificare criticità e opportunità di miglioramento in chiave sostenibile.
  • Fornire ai team dati immediati sull’impronta ambientale dei prodotti, supportando decisioni di progettazione più sostenibili.
  • Creare scenari alternativi di progettazione sostenibile, per un confronto rapido e accurato dell’impatto delle modifiche progettuali sull’impronta ambientale complessiva.
  • Generare dati conformi e pronti per la reportistica, fungendo anche da repository centralizzato per le informazioni ambientali.
Anthesis Portfolio Pro

Le aziende che compiono progressi concreti nel design sostenibile non si limitano a monitorare l’impronta ambientale dei prodotti, ma integrano attivamente la sostenibilità nel processo decisionale tra team e dipartimenti.

Da progetti isolati a soluzioni integrate: l’evoluzione della sostenibilità nei prodotti

Per anni, molte aziende hanno affrontato la progettazione di prodotti sostenibili attraverso iniziative sporadiche, nate in risposta a normative specifiche o a pressioni del mercato, piuttosto che come parte di un approccio strategico e unificato. Tuttavia, questa modalità frammentata ha spesso portato a progressi limitati e ostacoli interni.

Oggi, sempre più aziende riconoscono la necessità di integrare la sostenibilità a livello sistemico. Le organizzazioni di maggior successo si stanno orientando verso:

  • Strategie di sostenibilità a livello di portafoglio – Integrando la sostenibilità nelle roadmap di prodotto, non solo in progetti singoli.
  • Collaborazione interfunzionale – Coinvolgendo attivamente i team di ricerca e sviluppo, approvvigionamento, conformità e area commerciale per una visione condivisa.
  • Supporto all’implementazione e governance – Garantendo che le strategie non restino sulla carta, ma vengano attuate in modo efficace e coerente.

Molte delle aziende con cui collaboriamo hanno già avviato iniziative di progettazione sostenibile e ora cercano la giusta struttura, gli strumenti e l’allineamento interno per fare il salto di qualità.

Un esempio concreto è Culligan International, con cui abbiamo sviluppato un programma su misura di Design for Sustainability (DfS), pensato per costruire un approccio strutturato e scalabile all’innovazione sostenibile dei prodotti. Attraverso un toolkit personalizzato, sessioni formative e una strategia mirata di engagement interno, Culligan sta integrando i principi DfS in tutto il proprio portafoglio, assicurando che la sostenibilità sia parte integrante del processo decisionale.

In che modo Anthesis può supportarti?

La progettazione sostenibile dei prodotti non si limita più a piccoli miglioramenti: è una vera e propria trasformazione. Le aziende che integrano la sostenibilità nella propria strategia di core business sono quelle che prospereranno in un mercato in continua evoluzione.

In Anthesis, supportiamo le organizzazioni nella progettazione, implementazione e scalabilità di strategie di sostenibilità allineate ai requisiti normativi, agli obiettivi commerciali e alla resilienza a lungo termine.

Se la tua azienda è pronta a sviluppare un approccio realmente integrato, saremo lieti di esplorare insieme come accompagnarti in questo percorso.

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
Analisi dei primi report allineati alla CSRD: cosa possiamo dedurre? https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/analisi-dei-primi-report-allineati-alla-csrd-cosa-possiamo-dedurre/ Mon, 09 Jun 2025 07:44:00 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55550

Analisi dei primi report allineati alla CSRD: cosa possiamo dedurre?

Abbiamo analizzato il primo ciclo di report allineati alla CSRD per capire l'approccio delle aziende e i loro focus di rendicontazione.

fiume e foreste

Gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) hanno alzato l’asticella, persino per i reporter più esperti. Nonostante le modifiche proposte dal pacchetto omnibus dell’UE, l’ESRS rimane il riferimento per la comunicazione delle migliori pratiche.

Con i primi rapporti CSRD già pubblicati e molti altri in arrivo, abbiamo analizzato questa fase iniziale per cogliere le principali intuizioni su come le aziende stanno affrontando i nuovi requisiti e su quali aspetti stanno focalizzando i loro sforzi.

Quantità di rapporti CSRD

Cosa evidenziano i primi report CSRD?

Informazioni sostanziali e dettagliate

Un risultato immediato della nostra analisi evidenzia la natura sostanziale delle informazioni contenute nei bilanci di sostenibilità. Questi documenti, con una media di oltre 98 pagine, includono tipicamente dettagli rilevanti riguardanti 6 o 7 dei 10 standard ESRS.

Non sorprende che gli standard ESRS relativi al cambiamento climatico (E1), alla forza lavoro (S1) e alla condotta aziendale (G1) siano stati oggetto di rendicontazione quasi universale. Tutte le aziende analizzate hanno fornito informazioni sull’E1; tutte, tranne una, hanno rendicontato anche sull’S1; e solo sei non hanno presentato elementi rilevanti nell’ambito dello standard G1. Questa tendenza si riflette anche nel livello di maturità delle prestazioni rispetto a questi temi.

L’impegno climatico va oltre gli obblighi di reporting

Tutte le aziende che redigono rapporti in conformità allo standard sul cambiamento climatico (E1) sono tenute a stabilire un obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Tuttavia, molte stanno andando oltre questo requisito. Un numero significativo ha condotto analisi di scenari climatici e quasi un terzo ha fissato obiettivi di neutralità climatica antecedenti al 2050, superando così il minimo richiesto.

Standard meno comunemente rendicontati

Gli standard meno frequentemente rendicontati sono quelli relativi alle comunità interessate (S3), all’acqua e agli ecosistemi marini (E3) e all’inquinamento (E2).

I settori con maggiore probabilità di conformarsi a questi standard sono:

  • Comunità interessate (S3): ingegneria e costruzioni, energia (produzione di energia elettrica, servizi pubblici, petrolio e gas, energie rinnovabili), banche commerciali e grande distribuzione alimentare.
  • Acqua ed ecosistemi marini (E3): industria farmaceutica, alimentare, bevande alcoliche, prodotti chimici, ingegneria e costruzioni.
  • Inquinamento (E2): industria farmaceutica, ingegneria e costruzioni, trasporto aereo e logistica, attrezzature e forniture mediche.

Questo evidenzia le aree in cui tali settori potrebbero dover investire tempo e risorse preziose per massimizzare l’impatto, mantenendosi al passo con la maturità dei loro concorrenti e clienti.

Gli ESRS stanno alzando l’asticella della sostenibilità, influenzando non solo il modo in cui si rendiconta, ma anche il modo in cui le aziende agiscono e strutturano i propri processi interni. Una narrazione convincente non è più sufficiente; le aziende necessitano di piani e strategie concrete per migliorare le proprie prestazioni e gestire i rischi relativi ai loro temi materiali.

Alex McKay, Technical Director

Impatti, rischi e opportunità materiali (IRO)

Si osserva un’ampia variazione nel numero di IRO identificati. La media si attesta a 31,7 IRO, con un’azienda che ne riporta fino a 120 e altre che ne individuano solo 9. Non sorprende che i settori ad alta intensità di carbonio tendano a identificare un numero maggiore di IRO. L’approccio alla definizione degli IRO varia significativamente, spaziando da descrizioni brevi e generiche a spiegazioni altamente specifiche.

Average number of IROs

Un numero maggiore di IRO identificati è generalmente associato a una maggiore lunghezza complessiva del rapporto, con una media di circa un IRO ogni tre pagine di contenuto.

È fondamentale trovare un equilibrio tra il livello di dettaglio necessario per rendere gli IRO utili e significativi, e l’esigenza di mantenerne un numero gestibile. Gli IRO, sia nella loro formulazione che nella relativa valutazione, dovrebbero essere rivisti regolarmente per garantirne la completezza e l’efficacia.

Gli IRO costituiscono la base della rendicontazione ESRS, pertanto è fondamentale definirli correttamente. Si raccomanda di definire con chiarezza l’impatto, il rischio o l’opportunità, di identificarne la posizione all’interno della catena del valore e di specificarne le conseguenze sia per l’azienda che per il contesto esterno.

Justine Vandermotten, Principal Consultant

Come vengono rendicontate le informazioni?

Nella maggior parte dei casi, i bilanci di sostenibilità vengono presentati all’interno delle relazioni annuali, precedendo i bilanci d’esercizio.

Placement of sustainability statement

Le aziende utilizzano spesso una terminologia specifica degli ESRS nel corpo principale del testo, inclusi codici tematici, codici di divulgazione o entrambi. Con il passare del tempo, ci aspetteremmo di osservare una diminuzione dei riferimenti espliciti alla terminologia ESRS nei loro report. Tuttavia, nella fase di apprendimento e adattamento a questa nuova forma di rendicontazione, tale approccio fornisce una struttura utile sia per chi redige sia per chi legge il report. Data la complessità degli ESRS, è possibile che le aziende mantengano questa referenziazione più a lungo del previsto.

Terminologia ESRS

Assurance

Non sorprende che, trovandoci ancora nelle fasi iniziali della rendicontazione secondo gli standard ESRS, la quasi totalità dei report abbia ricevuto un parere senza riserve da parte del revisore, a conferma della conformità e trasparenza delle dichiarazioni. Un’azienda ha ricevuto un giudizio con osservazioni, mentre un’altra non ha indicato la tipologia di parere ottenuto.

Dalle prime analisi dei report e dai colloqui con i nostri clienti è emerso chiaramente che la spesa per l’assurance da parte delle società di revisione contabile risulta significativa, attestandosi generalmente intorno al 20% del budget destinato alla revisione finanziaria. Per le imprese che rientrano ancora nell’ambito di applicazione della CSRD post-Omnibus, siano esse grandi aziende quotate o non quotate dell’UE, si apre ora l’opportunità di rivalutare tale spesa, assicurandosi che sia proporzionata. Ottimizzando la preparazione al processo di audit nel secondo anno, le aziende possono destinare una quota maggiore del budget ad iniziative in grado di generare un impatto sostenibile e creare valore strategico per l’organizzazione.

Le aziende dovrebbero sfruttare il tempo supplementare concesso dalle modifiche Omnibus per sistemare accuratamente i dati e i controlli interni. Ciò semplificherà e fluidificherà il processo di rendicontazione e di assurance, potendo generare benefici nel lungo periodo.

Chris Shaw, Technical Director

In che modo Anthesis ti può supportare?

La prima ondata di relazioni CSRD segna l’inizio di un approccio più robusto, trasparente e coerente alla rendicontazione di sostenibilità, a prescindere dagli sviluppi futuri relativi all’EU Omnibus.

In Anthesis, i nostri esperti CSRD affiancano i clienti in ogni fase del processo. Il nostro supporto mira a ridurre la complessità, non solo per garantire la conformità, ma anche per generare intuizioni utili, orientare la strategia e creare vantaggi duraturi.

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
La rendicontazione CDP ha ancora valore nel 2025? https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/la-rendicontazione-cdp-ha-ancora-valore-nel-2025/ Fri, 06 Jun 2025 07:35:00 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55548

La rendicontazione CDP ha ancora valore nel 2025?

Analizziamo il ruolo del CDP nel contesto attuale della rendicontazione e le modalità per prepararsi al ciclo di reporting del 2025

montagne

Mentre le organizzazioni si confrontano con i crescenti cambiamenti e le incertezze nel panorama della rendicontazione di sostenibilità, soprattutto alla luce della recente proposta Omnibus dell’UE, il Climate Disclosure Project (CDP) continua a rappresentare una piattaforma influente per la divulgazione dell’impatto ambientale e la dimostrazione dell’impegno verso la trasparenza. Il CDP si conferma un attore centrale nella spinta globale per la responsabilità aziendale in ambiti quali il cambiamento climatico, la deforestazione, la sicurezza idrica e, più recentemente, la plastica e la biodiversità.

In questo articolo esploriamo il ruolo del CDP nell’attuale contesto della rendicontazione, le lezioni apprese dalla rendicontazione del 2024 e come prepararci al meglio per il ciclo 2025.

Il ruolo del CDP nella rendicontazione

Con l’intensificarsi delle pressioni e delle evoluzioni normative, la crescente standardizzazione dei dati e il focus sulle emissioni di Scope 3 e sulla trasparenza della catena di approvvigionamento, il CDP continua a svolgere un ruolo significativo nell’attuale panorama della rendicontazione. Ecco perché:

  • Reporting ESG coerente e credibile: L’asticella della rendicontazione obbligatoria ESG continua a salire e a evolversi. Il CDP rappresenta un banco di prova solido e costante per prepararsi e rafforzare la qualità della rendicontazione.
  • Allineamento con altri framework di riferimento: Il CDP si sta progressivamente allineando ai principali standard di rendicontazione obbligatoria, come gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) e l’International Sustainability Standards Board (ISSB), diventando così uno strumento prezioso per acquisire familiarità con questi framework.
  • Aggiornamenti continui: Il CDP aggiorna regolarmente il proprio questionario, includendo negli ultimi anni temi emergenti come la plastica e la biodiversità, e integrando la rendicontazione sugli impatti e le dipendenze. Questo approccio favorisce un miglioramento continuo nella qualità e nella profondità delle informazioni fornite.
  • Riconoscimento globale e adozione diffusa: Il numero di organizzazioni che partecipano al CDP è in costante crescita: nel 2024 i rispondenti hanno superato quota 24.000, con un aumento del 6,3% rispetto al 2023.

Cosa abbiamo imparato dalla submission del 2024?

Nel 2024, il CDP ha lanciato un nuovo portale e un questionario integrato, unificando tutti gli argomenti, ora denominati temi, in un unico formato, con l’obiettivo di semplificare le risposte e ridurre al minimo le duplicazioni.

Inoltre, il questionario del 2024 richiedeva a tutte le aziende di divulgare i rischi legati alla plastica e le misure adottate per mitigarli. Sono stati inoltre integrati obiettivi basati sulla scienza.

Sintesi delle modifiche significative
Un questionario semplificatoIl CDP ha unificato i dati sui cambiamenti climatici, sulle foreste e sulla sicurezza idrica in un unico questionario per semplificare il processo. È più semplice, evita duplicazioni e fornisce una visione olistica.
Miglioramenti per le piccole e medie imprese (PMI)È stato progettato un nuovo questionario pensato per rispondere alle esigenze e alle capacità delle piccole imprese, rendendo la divulgazione più accessibile. L’obiettivo è incoraggiare una maggiore partecipazione da parte delle PMI e supportare i loro percorsi verso la sostenibilità.
Biodiversità ed ecosistemiNel 2024, le informazioni relative alla biodiversità e ai servizi ecosistemici sono state rafforzate, riconoscendo la sinergia tra cambiamento climatico e biodiversità. Verranno ora considerati sia l’impatto sugli ecosistemi naturali sia gli sforzi per proteggerli e ripristinarli.
Maggiore attenzione al coinvolgimento della supply chainVengono richieste informazioni più dettagliate su come le aziende collaborano con i propri fornitori per affrontare i rischi climatici e ridurre le emissioni. L’obiettivo è promuovere la collaborazione lungo la filiera e migliorare la responsabilità condivisa.

Tuttavia, non tutte le modifiche apportate dal CDP nell’ultimo anno sono state accolte positivamente. Insieme a un nuovo questionario e a un nuovo portale, è arrivata la decisione di bloccare la visualizzazione delle risposte complete dietro un paywall, una scelta criticata da alcuni, che ritengono proprio quelle risposte la parte più preziosa del CDP, persino più dei punteggi.

Quest’anno abbiamo anche assistito a spiacevoli sorprese nei punteggi e a ritardi nella pubblicazione dei rapporti dettagliati. Con il passaggio a un sistema di valutazione più quantitativo, potrebbero esserci ancora alcuni aspetti da perfezionare nel processo di attribuzione dei punteggi, che quest’anno potrebbe aver penalizzato alcune aziende.

Pur riconoscendo che il CDP continua a rappresentare un riferimento importante nel panorama della rendicontazione, come dimostrato dal numero record di risposte ricevute nel 2024, è fondamentale che le aziende siano consapevoli di questi cambiamenti e si preparino con anticipo.

Ocean_Water_Coast_Nature

Implicazioni per il ciclo di rendicontazione CDP 2025

Guardando al ciclo del 2025, ormai alle porte, siamo pronti ad affrontarlo facendo tesoro delle lezioni apprese dai cambiamenti significativi introdotti nel 2024.

Alcune considerazioni da tenere presenti e da integrare nella tua timeline per il CDP sono:

  • Il peer benchmarking può risultare impegnativo: è quindi fondamentale redigere le risposte con cura, seguendo scrupolosamente le linee guida di rendicontazione e la metodologia di punteggio del CDP.
  • Conduci in anticipo una gap analysis per individuare le aree di miglioramento e comprendere cosa sia necessario per incrementare il tuo punteggio.
  • Presta particolare attenzione ai nuovi “Essential Criteria”. Introdotti nel 2024 come parte integrante della metodologia di valutazione, sono determinanti per accedere a fasce di punteggio più elevate e assicurare che i tuoi progressi vengano riconosciuti in modo accurato.
  • Presta attenzione agli aggiornamenti dell’ultimo minuto. Lo scorso anno, il CDP ha introdotto modifiche alla metodologia di punteggio appena due settimane prima della scadenza, anche dopo che alcuni partecipanti avevano già inviato la propria domanda. Per questo motivo, è fondamentale lavorare sempre con l’ultima versione disponibile della documentazione CDP.
  • Inizia a caricare le risposte sul portale CDP con largo anticipo. Questo ti aiuterà a comprendere meglio le dipendenze tra le domande e ti lascerà il tempo necessario per effettuare controlli finali, assicurandoti di presentare la versione più solida possibile delle tue risposte.
  • Esegui una valutazione del punteggio prima dell’invio. In questo modo potrai individuare eventuali opportunità di miglioramento dell’ultimo minuto. Inoltre, annota eventuali lacune programmatiche che potranno essere affrontate dopo la sottomissione, con l’obiettivo di rafforzare la tua strategia ESG complessiva.

In che modo Anthesis ti può supportare?

Da oltre un decennio, Anthesis supporta sia le organizzazioni nuove al CDP sia quelle presenti nella “A List” durante il processo di rendicontazione. Grazie a una profonda competenza in ambiti quali clima, acqua, foreste, biodiversità e plastica, unita a un’estesa esperienza nelle divulgazioni CDP, forniamo consulenza strategica per aiutare i clienti a orientarsi nelle loro risposte e a rimanere aggiornati sui requisiti CDP in continua evoluzione e sulle loro implicazioni.

Se desideri assistenza per comprendere il tuo punteggio dell’anno scorso o hai bisogno di supporto per la sottomissione di quest’anno, ti invitiamo a contattarci qui sotto.

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
Come semplificare la raccolta dei dati ESG https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/come-semplificare-la-raccolta-dei-dati-esg/ Wed, 04 Jun 2025 14:24:07 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55545

Come semplificare la raccolta dei dati ESG

dati

I dati ESG forniscono informazioni cruciali sugli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG) di un’azienda. Queste informazioni vengono utilizzate da investitori, analisti, imprese, responsabili politici e altri stakeholder per valutare l’efficacia aziendale, l’esposizione ai rischi e le performance in materia di sostenibilità.

Una raccolta efficace dei dati ESG supporta la mitigazione dei rischi, rafforza la reputazione aziendale, accresce la fiducia degli investitori e porta a decisioni più consapevoli e strategiche. La disponibilità di questi dati è sempre più richiesta, sia per la rendicontazione obbligatoria (come nel caso della CSRD, SFDR e SEC), sia per la divulgazione volontaria (come GRI, SASB e CDP).

Alla luce delle crescenti richieste di trasparenza e sostenibilità da parte di investitori e consumatori, disporre di un processo di raccolta dei dati ESG accurato e verificabile è oggi più importante che mai.

  • Dati ambientali – Metriche sull’utilizzo delle risorse, l’impronta di carbonio, i rischi climatici, la gestione dei rifiuti e la biodiversità.
  • Dati sociali – Approfondimenti sulle pratiche di lavoro, la diversità e l’inclusione, il coinvolgimento della comunità e la soddisfazione dei clienti.
  • Dati di governance – Informazioni sulla struttura del consiglio di amministrazione, la remunerazione dei dirigenti, l’etica aziendale, la conformità normativa e la gestione del rischio.
    • Investitori e istituzioni finanziarie – Utilizzano i dati ESG per la due diligence, la mitigazione del rischio e le decisioni di investimento sostenibili.
    • Imprese e leader aziendali – Impiegano i dati ESG per garantire la conformità normativa, migliorare la reputazione del marchio e migliorare le prestazioni di sostenibilità.
    • Regolatori ed enti governativi – Applicano le normative ESG e monitorano le informative aziendali.
    • Compagnie di assicurazione – Valutano i rischi climatici e sottoscrivono progetti sostenibili.

Le sfide per la raccolta dei dati ESG

Nell’attuale panorama digitale, i dati di qualità sono alla base di ogni processo decisionale efficace. Tuttavia, nella loro forma attuale, i dati ESG risultano spesso poco utili. Le difficoltà legate a una raccolta e un’elaborazione accurate possono infatti distorcere i risultati, fuorviare gli stakeholder, generare sprechi di risorse e portare a decisioni errate.

Le aziende si trovano spesso ad affrontare numerosi ostacoli nella raccolta dei dati ESG, tra cui la gestione di grandi volumi di informazioni provenienti da fonti eterogenee, la garanzia dell’accuratezza dei dati e l’integrazione efficace all’interno delle operazioni aziendali esistenti. A ciò si aggiungono la complessità del quadro normativo in continua evoluzione, la necessità di raccogliere dati dai fornitori lungo l’intera catena del valore e le limitazioni dovute a competenze interne insufficienti e risorse organizzative limitate.

Best practice per la raccolta dei dati ESG

Come affrontare le sfide associate alla raccolta dei dati ESG

1. Determinare i dati giusti da raccogliere

Per raccogliere efficacemente i dati ESG, le organizzazioni devono innanzitutto individuare quali dati siano realmente rilevanti. Questo processo parte dall’identificazione dei principali framework di rendicontazione a cui l’organizzazione è soggetta, come la CSRD, la TCFD o il GRI, al fine di definire i dati richiesti. Ciò consente di determinare quali dati raccogliere e in quali momenti farlo.

2. Implementare un sistema di governance e controlli

La definizione di un solido sistema di governance e controlli è fondamentale per assegnare in modo chiaro la proprietà e le responsabilità legate ai dati. La raccolta dei dati ESG dovrebbe coinvolgere una collaborazione trasversale tra diversi reparti, tra cui finanza, risorse umane, operations e legale. È inoltre essenziale implementare processi strutturati che definiscano con precisione le modalità di raccolta, verifica e comunicazione dei dati, al fine di garantire coerenza e accuratezza.

3. Coinvolgere gli stakeholder e i responsabili dei dati

Le aziende dovrebbero organizzare sessioni di formazione dedicate ai dipendenti per garantire che tutti gli stakeholder comprendano l’importanza dei dati ESG, il proprio ruolo nel processo di raccolta e le implicazioni più ampie per la rendicontazione aziendale. Controlli periodici dei progressi, dashboard e strumenti di monitoraggio possono incentivare la tempestiva trasmissione dei dati e rafforzare la responsabilità interna.

4. Utilizzare strumenti per la gestione dei dati ESG

L’adozione di strumenti dedicati alla gestione dei dati ESG può migliorare in modo significativo l’efficienza e l’accuratezza del processo. Soluzioni digitali, come la piattaforma Mero di Anthesis, semplificano la raccolta dei dati, riducono il carico di lavoro manuale e agevolano la conformità con i principali framework di rendicontazione. Questi strumenti automatizzano la convalida dei dati, minimizzano le duplicazioni e forniscono un sistema centralizzato di archiviazione, favorendo una migliore analisi e un processo decisionale più informato.

5. Garantire l’integrazione e l’accessibilità dei dati

Le aziende dovrebbero allineare la propria strategia relativa ai dati ESG con i sistemi IT e gli strumenti di rendicontazione finanziaria già in uso, al fine di creare un flusso informativo continuo e integrato. Esplorare modalità di integrazione efficiente con piattaforme di terze parti e fonti esterne, ad esempio tramite API, può migliorare ulteriormente l’accuratezza e la completezza del reporting ESG.

6. Rafforzare la qualità e la validazione dei dati

Le organizzazioni devono anche definire solidi meccanismi di verifica per garantire l’accuratezza, la completezza e l’affidabilità dei dati ESG. L’adozione di controlli adeguati assicura che i dati soddisfino i requisiti normativi e siano in grado di superare eventuali verifiche esterne.

Come semplificare la raccolta dei dati ESG

L’adozione di una solida piattaforma per la gestione dei dati ESG offre vantaggi significativi alle organizzazioni, semplificando i processi di raccolta e gestione dei dati e contribuendo ad allinearli alle best practice di settore. Se stai valutando questa possibilità, cerca una soluzione che offra:

  • Configurabilità – Integrazione fluida dei dati provenienti da più fonti, riducendo al minimo l’intervento manuale e centralizzando le informazioni in un’unica piattaforma.
  • Compatibilità con i framework – Conformità garantita ai principali standard e framework di rendicontazione utilizzati dalla tua organizzazione, come CSRD, GRI e SASB.
  • Competenza tecnica e consulenziale – Supporto da specialisti ESG con una profonda comprensione degli impatti, dei rischi e delle opportunità materiali per la tua organizzazione, in grado di aiutarti a prendere decisioni consapevoli e a generare valore strategico.
  • Sicurezza e conformità – Implementazione di solide misure di protezione per salvaguardare i dati e prevenire accessi non autorizzati.
  • Accessibilità e facilità d’uso – Semplificazione dell’inserimento, della gestione e dell’analisi dei dati, migliorando l’esperienza d’uso e favorendo un’adozione diffusa all’interno dell’organizzazione.
benefici gestione digitale dati esg
i benefici della gestione digitale dei dati esg

Domande chiave da porsi all’inizio del tuo percorso di raccolta dati ESG

  • Come valuta attualmente la tua azienda le informative ESG?
  • Sono state identificate tutte le fonti di dati ESG?
  • In che modo vengono acquisiti i dati ESG e quali controlli interni sono in atto?
  • Quanto sono affidabili e completi i dati ESG attualmente disponibili?
  • Quanto è preparata la tua azienda a soddisfare i requisiti di garanzia e audit ESG?

Garantire un processo strutturato ed efficiente per la raccolta dei dati ESG è fondamentale per la conformità normativa, la fiducia degli investitori e il successo delle iniziative di sostenibilità. Le organizzazioni dovrebbero valutare la propria strategia attuale in materia di dati ESG e considerare l’adozione di un sistema di gestione dedicato, al fine di semplificare la raccolta, migliorare l’accuratezza e potenziare le capacità di rendicontazione.

Contatta Anthesis oggi stesso per una demo di Mero e scopri come la gestione digitale dei dati ESG può trasformare la tua organizzazione.

Domande frequenti

Le aziende comunicano i dati ESG attraverso report di sostenibilità redatti in conformità con standard riconosciuti a livello internazionale (GRI, SASB), report annuali integrati, documenti normativi in risposta a direttive e regolamenti (CSRD, SFDR) e divulgazioni volontarie (CDP, B Corp).

Obbligatori: CSRD, TCFD, SFDR, Tassonomia UE, SEC.

Volontari: GRI, SASB, CDP, ISSB.

Anthesis offre soluzioni digitali modulari come Compliance Suite e Anthesis RouteZero, che integrano la raccolta dei dati ESG con la due diligence della supply chain e la formazione ESG.

Sfruttando gli strumenti digitali e le best practice, le aziende possono semplificare la raccolta dei dati ESG, garantendo accuratezza, efficienza e conformità in un panorama normativo in rapida evoluzione.

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
SBTi pubblica la bozza della Versione 2.0 del Corporate Net-Zero Standard https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/sbti-pubblica-v2-corporate-net-zero-standard/ Tue, 03 Jun 2025 09:18:32 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55558

SBTi pubblica la bozza della Versione 2.0 del Corporate Net-Zero Standard

Ecco cosa c'è da sapere

strada incolta

La Science Based Targets Initiative (SBTi) ha pubblicato una nuova bozza del proprio “Corporate Net-Zero Standard” per una consultazione pubblica. A seguito di un rigoroso processo di revisione, questa versione aggiornata (“Versione 2.0”, pubblicata a marzo 2025) include nuove proposte di requisiti che influenzeranno il modo in cui le aziende definiscono, monitorano e adeguano i propri obiettivi di breve termine e net-zero.

Nel complesso, la Versione 2.0 pone l’accento sull’azione e mira a offrire percorsi più flessibili per consentire alle aziende di ridurre le proprie emissioni di gas serra entro il 2050, o anche prima. Questi percorsi includono requisiti personalizzati in base alle dimensioni e alla localizzazione dell’azienda, criteri rivisti per la definizione degli obiettivi e la mitigazione delle emissioni in tutti gli ambiti (scope), una maggiore attenzione alla rimozione del carbonio e il riconoscimento degli sforzi di mitigazione al di fuori della catena del valore dell’azienda.

Cambiamenti e implicazioni principali

La Versione 2.0 è strutturata in sei capitoli: il primo tratta i criteri per gli impegni net-zero e i piani di transizione, mentre i cinque successivi si concentrano sui criteri che supportano un ciclo di “miglioramento continuo” relativo agli inventari di gas serra (GHG) e alla definizione, valutazione e aggiornamento degli obiettivi. Complessivamente, questa struttura propone un nuovo modello di validazione pensato per facilitare un miglioramento costante durante l’intero percorso di transizione di un’azienda verso l’obiettivo net-zero.

Si segnalano cambiamenti chiave in sette aree fondamentali:

Categorizzazione

La bozza introduce una nuova classificazione delle aziende basata su dimensione e area geografica, con requisiti differenziati in base a tali categorie. La classificazione per dimensione aziendale si basa sulle definizioni normative dell’Unione Europea, mentre quella geografica si fonda sulla classificazione della Banca Mondiale.

Impegni e Piani di Transizione

Le grandi aziende e quelle situate in determinati Paesi ad alto reddito non potranno più fissare obiettivi a breve termine senza stabilire anche un obiettivo net-zero entro il 2050, al più tardi. La Versione 2.0 propone inoltre che queste aziende pubblichino piani di transizione climatica dopo la convalida degli obiettivi da parte di SBTi.

Inventari delle Emissioni di Gas Serra (GHG)

La Versione 2.0 introduce diversi cambiamenti negli inventari delle emissioni di gas serra, concentrandosi su aspetti quali l’approccio alla consolidazione, la selezione e le prestazioni dell’anno base, le emissioni Scope 3 e la garanzia della qualità dei dati dell’inventario, anche attraverso un nuovo requisito di verifica da parte di terzi.

Obiettivi

In particolare, la Versione 2.0 prevede che la SBTi non consenta più l’adozione di una gamma variabile di orizzonti temporali per gli obiettivi. Al contrario, gli obiettivi a breve termine dovranno essere fissati su un orizzonte di 5 anni. Inoltre, saranno richiesti obiettivi distinti allineati al target di 1,5°C per ciascun ambito (non saranno più ammessi obiettivi combinati per gli Scope 1 e 2). Le aziende dovranno inoltre definire obiettivi per lo Scope 2 sia su base localizzata (“location-based”) sia su base di mercato (“market-based”). La Versione 2.0 introduce anche una maggiore flessibilità e nuove opzioni per la definizione e la mitigazione degli obiettivi relativi allo Scope 3.

Emissioni Residue e Continue, BVCM e Rimozioni

La SBTi sta attualmente valutando diverse opzioni per consentire alle aziende di affrontare le emissioni residue dello Scope 1, sia attraverso l’introduzione di obiettivi obbligatori di rimozione, sia offrendo una maggiore flessibilità nei percorsi di riduzione. La Versione 2.0 indica un’accelerazione nell’approccio della SBTi al tema delle rimozioni e potrebbe favorire lo sviluppo del relativo mercato.

Per quanto riguarda la Mitigazione Oltre la Catena del Valore (Beyond Value Chain Mitigation o BVCM), la Versione 2.0 introduce percorsi opzionali e aggiuntivi per consentire alle aziende di ottenere riconoscimento per gli sforzi di riduzione. Tuttavia, la BVCM continuerà a non essere conteggiata ai fini del raggiungimento degli obiettivi basati sulla scienza.

Progressi rispetto agli Obiettivi

Uno degli obiettivi principali della Versione 2.0 è integrare il concetto di miglioramento continuo e la valutazione dei progressi rispetto agli obiettivi fissati, introducendo l’obbligo di monitorare e comunicare i risultati ottenuti. Questo requisito mira a rafforzare la responsabilità e a valorizzare le aziende che guidano il processo di decarbonizzazione.

Dichiarazioni

La Versione 2.0 amplia in modo significativo le linee guida che le aziende devono seguire nella comunicazione dei propri impegni e della convalida degli obiettivi, promuovendo dichiarazioni coerenti, trasparenti e accurate.

Cosa comporta per la tua azienda?

Definizione degli Obiettivi Attuali e Futuri

Sebbene i cambiamenti proposti influenzeranno inevitabilmente la definizione degli obiettivi futuri, le aziende che stabiliranno i propri obiettivi nel 2025 e 2026 continueranno a utilizzare i criteri attualmente in vigore della SBTi, fissando obiettivi validi per cinque anni o fino al 2030, a seconda di quale scadenza si raggiunga per prima. A partire dal 2027, l’utilizzo della Versione 2.0 sarà obbligatorio per la definizione di nuovi obiettivi.

Nel frattempo, gli obiettivi a breve termine già esistenti dovrebbero rimanere validi fino al 2030 o fino alla loro naturale scadenza, a seconda di quale delle due si verifichi per prima.

Il Periodo di Consultazione Pubblica

La Science Based Targets Initiative sta raccogliendo feedback sulla Versione 2.0 dal 18 marzo al 1° giugno 2025. Si tratta di un’opportunità importante per tutte le aziende di esaminare la bozza e contribuire alla definizione della versione finale. I commenti ricevuti contribuiranno a garantire che lo standard sia efficace nel promuovere l’ambizione aziendale verso un futuro net-zero.

Se la tua azienda ha obiettivi a breve termine o net-zero già esistenti o in fase di pianificazione, è fortemente consigliata la partecipazione a questa consultazione. Inoltre, se desideri avere un’influenza più diretta sullo standard finale, valuta la possibilità di partecipare ai test pilota della SBTi nella seconda metà del 2025.

In che modo Anthesis può aiutare la tua azienda?

Anthesis incoraggia le aziende a proseguire nei loro percorsi di decarbonizzazione e a compensare le emissioni annuali inevitabili attraverso crediti di carbonio e progetti mirati. Offriamo un supporto completo durante tutte le fasi del processo: dall’inventario delle emissioni alla definizione e rivalidazione degli obiettivi, fino all’attuazione delle strategie di decarbonizzazione, accompagnando le organizzazioni lungo l’intero percorso verso il net-zero. Inoltre, affianchiamo le aziende negli investimenti in progetti di rimozione del carbonio di alta qualità.

Collaborare con Anthesis significa garantire che gli obiettivi basati sulla scienza o SBT (Science-Based Targets) della tua organizzazione restino credibili, ambiziosi e pienamente allineati alle più recenti evidenze scientifiche sul clima, contribuendo a ridurre i rischi climatici e a rafforzare la rilevanza e la resilienza futura della tua impresa in un’economia a zero emissioni nette.

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
Una Nuova Era di Opportunità e Incertezze ESG https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/una-nuova-era-di-opportunita-e-incertezze-esg/ Mon, 02 Jun 2025 15:05:58 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55543

Una Nuova Era di Opportunità e Incertezze ESG

2 Giugno 2025

scala

Dalle conversazioni con colleghi e clienti emerge un messaggio chiaro e coerente: le aziende stanno affrontando un periodo di crescente incertezza sul fronte della sostenibilità. Le normative globali in continua evoluzione, il mutare delle aspettative degli stakeholder e una sensibilità politica sempre più marcata stanno generando una tensione tra la necessità di proseguire nei progressi e una crescente esitazione, sia nel ritmo degli sforzi ESG sia nel modo in cui le organizzazioni scelgono di posizionarsi pubblicamente.

Questo contesto dinamico sta stimolando riflessioni critiche all’interno delle organizzazioni su come adattare le strategie per restare credibili, resilienti e orientate al futuro.

Temi chiave emergenti

  • Evoluzione delle dinamiche normative: Le organizzazioni si trovano a dover affrontare fasi di espansione e contrazione dei quadri normativi – come le modifiche alla CSRD nell’UE, l’evoluzione della normativa statunitense e i recenti sviluppi dell’ISSB – che generano ambiguità rispetto ai requisiti e alle tempistiche di conformità.
  • Il tempo come risorsa strategica: Di fronte ai ritardi, i leader ESG stanno cercando di sfruttare il tempo aggiuntivo per rafforzare l’allineamento interno, sviluppare nuove competenze e mantenere la sostenibilità al centro della creazione di valore, anziché relegarla a un semplice adempimento normativo.
  • Questioni strutturali: In assenza di una chiara direzione normativa, le aziende stanno riesaminando il modo in cui l’ESG è integrato internamente. Deve rimanere centralizzato o essere distribuito tra le diverse unità aziendali? Si stanno osservando sperimentazioni e adattamenti in corso.
  • Diversità, Equità e Inclusione (DEI) sotto i riflettori: Temi come la DEI sono ora al centro di una maggiore attenzione. In un contesto di segnali normativi contrastanti e dibattito pubblico, le aziende stanno rivalutando il modo in cui si impegnano su questioni socialmente sensibili.
  • Cambiamento sistemico o fase passeggera? Resta aperta una domanda fondamentale: l’attuale fase di turbolenza è un fenomeno temporaneo o indica l’inizio di un cambiamento strutturale di lungo periodo? I professionisti della sostenibilità riconoscono la natura ciclica dell’opinione pubblica e si concentrano sulla creazione di valore nel lungo termine. Le aziende più avanzate stanno puntando sull’agilità, integrando la resilienza nelle proprie strategie e nella governance ESG.

Ridefinire il valore della sostenibilità in un’era di post-compliance

Con il rinvio delle scadenze normative e il continuo mutare del contesto politico, le aziende sono chiamate a ridefinire la motivazione economica della sostenibilità, che deve basarsi sul valore strategico, e non più soltanto sulla conformità.

I leader ESG affrontano una pressione crescente da parte dei consigli di amministrazione, degli investitori e degli stakeholder del private equity affinché dimostrino risultati concreti nel breve termine, pur mantenendo una visione orientata al lungo periodo. Ciò implica la traduzione dei criteri ESG in metriche aziendali tangibili: riduzione dei costi, mitigazione dei rischi, miglior accesso al capitale, fidelizzazione dei dipendenti, lealtà dei clienti e crescita sostenibile nel lungo periodo.

I casi studio e i “peer benchmarking” sono molto richiesti. I professionisti ESG cercano esempi concreti che dimostrino in modo chiaro come altri abbiano generato un impatto misurabile. Inoltre, la collaborazione inter-organizzativa risulta essenziale, non solo per condividere competenze tecniche, ma anche per scambiarsi strategie pratiche utili a coinvolgere il pubblico interno.

Comunicare la sostenibilità in un contesto politicizzato

Nell’attuale clima polarizzato, la comunicazione ESG richiede grande precisione. Messaggi che trovano consenso in un mercato possono suscitare reazioni negative in un altro – una dinamica particolarmente evidente nelle differenze tra Stati Uniti e Unione Europea. In un contesto di crescente resistenza ai temi ESG – soprattutto negli Stati Uniti, dove concetti come DEI, clima e pratiche percepite come woke sono oggetto di forti pressioni per essere attenuati o ridimensionati – la sfida comunicativa si fa più complessa. Al contempo, investitori, consumatori e dipendenti continuano a chiedere trasparenza e impegni concreti.

Il nostro prossimo report, “Cost of Silence” (in uscita a maggio), evidenzia come rimanere in silenzio possa essere rischioso quanto esporsi troppo. Le aziende che si sottraggono al dibattito pubblico rischiano danni reputazionali, perdita di fiducia e una minore capacità di influenza. Possiamo osservare questa dinamica in tempo reale: alcune aziende che hanno ridotto i propri impegni in materia di DEI in risposta alla pressione pubblica hanno registrato un calo significativo dell’engagement, mentre quelle che hanno mantenuto la propria posizione hanno visto un aumento del supporto da parte dei consumatori e dell’afflusso di clienti. Questo evidenzia come il posizionamento pubblico sui temi ESG possa influenzare direttamente sia il coinvolgimento dei consumatori sia la performance aziendale.

Parallelamente, emergono prove sempre più convincenti che una comunicazione efficace sulla sostenibilità comincia dal linguaggio. Termini come “aria pulita”, “equità” e “opportunità” hanno una risonanza più ampia rispetto a espressioni più connotate come “giustizia climatica” o “uguaglianza”. Scelte linguistiche strategiche permettono alle aziende di rimanere fedeli ai propri valori, evitando al contempo controversie inutili. Internamente, la comunicazione deve essere allineata alle priorità aziendali e rispecchiare il linguaggio dei team operativi; esternamente, deve essere efficace e convincente per tutti i diversi stakeholder, dalle autorità di regolamentazione ai dipendenti.

In conclusione, i leader ESG non devono solo decidere cosa dire, ma anche come, dove e a chi dirlo. La comunicazione strategica non è più un optional: è una competenza essenziale per una leadership aziendale sostenibile in un mondo polarizzato.

Come mantenere il ritmo dei cambiamenti ESG?

Dalle recenti collaborazioni e discussioni interne sta emergendo che le organizzazioni di successo stanno adottando un approccio riflessivo e strategico, capace di bilanciare realismo e resilienza.

Fare una pausa per vedere con chiarezza: i leader si concedono un momento per fermarsi per concentrarsi su ciò che conta davvero. Ancorando le proprie strategie ai fattori fondamentali per il business e alle esigenze degli stakeholder, riescono a orientarsi meglio tra le distrazioni e a mantenere una visione chiara degli obiettivi.

Pianificare scenari per essere agili: il futuro è sempre incerto, ma in un contesto in rapido mutamento, è essenziale rendere flessibili le proprie strategie ESG. Molte organizzazioni stanno sviluppando da tre a quattro scenari ampi, capaci di abbracciare una varietà di possibili evoluzioni.

  • Scenario ottimale: l’attuale resistenza alla sostenibilità segue una traiettoria simile al “Gartner Hype Cycle”, che, nel tempo, condurrà a un’attenzione più solida e matura sulla creazione di valore sostenibile.
  • Scenario intermedio: l’attuale fase di turbolenza è un’anomalia temporanea; le aspettative normative e le pressioni di mercato torneranno presto ai livelli del 2024, con una rinnovata enfasi sulla qualità dei dati e sulla generazione di valore.
  • Scenario pessimistico: la resistenza alla sostenibilità si radica in modo sistemico in alcune regioni, aggravando i rischi sociali e ambientali fino a provocare nuovi punti di rottura che costringeranno a una ricalibrazione.

Dare priorità ad azioni senza rimpianti: le organizzazioni si concentrano su iniziative che risultano valide in qualsiasi scenario: rafforzare il business case per la sostenibilità, migliorare le performance operative, affinare il linguaggio e la comunicazione e collaborare con i “peers” per monitorare e affrontare insieme gli sviluppi emergenti.

Continuare a progredire: ancorati ai propri valori, supportati dalla scienza e allineati agli obiettivi aziendali di lungo periodo, i leader della sostenibilità stanno scoprendo nuovi modi per differenziarsi, costruire resilienza e generare valore per gli stakeholder.

In un contesto in continua evoluzione, coloro che sapranno restare saldi nel proprio scopo, ma agili nell’approccio, non solo supereranno le difficoltà, ma contribuiranno al cambiamento.

Un sentito ringraziamento ai nostri clienti per aver generosamente condiviso le loro intuizioni – sia direttamente con i nostri team, sia attraverso i nostri Forum. Queste conversazioni sono fondamentali per affrontare insieme le sfide e cogliere le opportunità legate alla sostenibilità.

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
Passaporti digitali dei prodotti https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/passaporti-digitali-dei-prodotti/ Tue, 20 May 2025 12:35:17 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55562

Passaporti digitali dei prodotti

Passaporti Digitali di Prodotto (DPP): guida ai requisiti futuri e al loro ruolo nella trasparenza e circolarità dei prodotti

imballaggio in cartone

Cosa sono i passaporti digitali dei prodotti?

I passaporti digitali dei prodotti (Digital Product Passports  o DPP) sono strumenti innovativi progettati per raccogliere, aggregare e condividere dati completi su un prodotto lungo l’intero ciclo di vita. Dall’approvvigionamento delle materie prime fino alla gestione del fine vita, i DPP forniscono informazioni essenziali sulla provenienza, l’autenticità, la sostenibilità e la circolarità del prodotto. Questo sistema accresce la trasparenza e consente ad aziende, consumatori e autorità di regolamentazione di prendere decisioni consapevoli a supporto degli obiettivi di sostenibilità.

I DPP svolgono un ruolo cruciale nell’ambito dell’Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR), oltre che in diverse normative settoriali riguardanti batterie, giocattoli, detergenti e altri prodotti. Ciò li rende una componente fondamentale negli sforzi globali per il raggiungimento degli obiettivi climatici e di sostenibilità.

Perché i Passaporti Digitali dei Prodotti sono importanti

Impatto ambientale ed economico

Migliorando la disponibilità delle informazioni e tracciando sostanze chimiche e materiali, i DPP contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale, promuovendo pratiche di approvvigionamento sostenibile, riciclo e riutilizzo. Favoriscono inoltre la conformità alle normative in materia di sostenibilità, la riduzione dei rifiuti e l’ottimizzazione dell’uso delle risorse.

Benefici chiave per le parti interessate

Per le aziende, i DPP offrono una maggiore visibilità lungo la catena di approvvigionamento, processi di rendicontazione semplificati e un vantaggio competitivo significativo sul mercato. I consumatori beneficiano della possibilità di compiere scelte d’acquisto consapevoli grazie a dati trasparenti sulla sostenibilità, selezionando prodotti coerenti con i propri valori ambientali. Le autorità di regolamentazione, infine, trovano nei DPP uno strumento prezioso per semplificare il monitoraggio della conformità, verificare che i prodotti rispettino gli standard ambientali e garantire l’applicazione continua dei criteri di sostenibilità.

L’evoluzione dei Passaporti Digitali dei Prodotti

Il concetto di Passaporto Digitale del Prodotto (DPP) è nato in risposta alla crescente esigenza di trasparenza e sostenibilità lungo la catena di approvvigionamento. L’iniziativa è stata promossa dalla Commissione Europea nell’ambito del Green Deal, con l’obiettivo di incentivare l’economia circolare e ridurre l’impatto ambientale dei prodotti.

Tappe fondamentali e cronologia dell’implementazione

Cronologia del passaporto per i prodotti digitali

Chi deve implementare i Passaporti Digitali dei Prodotti (DPP)?

L’implementazione dei Passaporti Digitali dei Prodotti riguarda un’ampia gamma di settori che producono beni destinati al mercato dell’Unione Europea (UE). L’obbligo di conformarsi non ricade solo sui produttori, ma si estende anche a importatori, distributori e rivenditori, ovvero a tutti gli attori coinvolti nel ciclo di vita del prodotto.

Settori interessati

In una fase iniziale, i DPP saranno applicati ai settori a maggiore impatto ambientale, tra cui:

  • Elettronica: Include dispositivi come smartphone, laptop e altri prodotti di elettronica, per i quali sono fondamentali l’approvvigionamento dei materiali, l’efficienza energetica e la riciclabilità.
  • Batterie (ai sensi del Battery Regulation): Riguarda in particolare le batterie industriali e quelle per veicoli elettrici, con attenzione alla provenienza delle materie prime, alla durabilità e al riciclo a fine vita.
  • Tessile: Comprende abbigliamento e calzature, con un focus su materiali sostenibili, processi produttivi e riduzione dei rifiuti.
  • Arredamento: Con enfasi sull’uso efficiente delle risorse e sulla sostenibilità dei materiali.
  • Pneumatici: Sebbene già disciplinati da altre normative europee, come il Tyre Labelling Regulation (EU) 2020/740, esistono lacune relative alla riciclabilità e al contenuto di materiale riciclato che l’ESPR mira a colmare.
  • Materiali da costruzione: Si concentra sull’efficienza energetica e delle risorse. I prodotti intermedi come acciaio e alluminio saranno regolati dall’ESPR, mentre altri, ad esempio i materiali isolanti, rientreranno nel nuovo Construction Products Regulation, che prevede requisiti specifici sui DPP.

Il Regolamento ESPR prevede di disciplinare fino a 30 gruppi di prodotti entro il 2030. L’introduzione di requisiti anche per prodotti intermedi come alluminio, acciaio, ferro, prodotti chimici e, potenzialmente, plastica e polimeri, estenderà l’impatto a numerosi settori industriali. Inoltre, si prevede che il DPP venga integrato anche in altre normative settoriali, ampliando ulteriormente il suo campo di applicazione a categorie come giocattoli, detergenti e ecc.

Quali informazioni sono incluse in un Passaporto Digitale del Prodotto (DPP)?

Gli atti delegati previsti dal Regolamento ESPR definiranno in dettaglio i requisiti informativi del DPP. Si prevede che questi includano:

  • Dati di fine vita: Istruzioni per il riutilizzo, il riciclo e lo smaltimento corretto del prodotto o dei suoi componenti.
  • Dati di base del prodotto: Marca, modello, numero di lotto e altre informazioni identificative fondamentali.
  • Dati sui materiali: Origine, quantità e caratteristiche dei materiali utilizzati.
  • Dati ambientali: Impatti ambientali lungo il ciclo di vita del prodotto, tra cui consumo di risorse, utilizzo di acqua ed emissioni di gas serra.
  • Sostanze preoccupanti (SoC): Informazioni relative a sostanze con proprietà pericolose o che possono compromettere il riutilizzo e il riciclo dei materiali.
  • Dati d’uso: Prestazioni del prodotto, durabilità, efficienza energetica e altri parametri rilevanti per l’utilizzo.

Come funzionano i Passaporti Digitali dei Prodotti: la tecnologia alla base dei DPP

I Passaporti Digitali dei Prodotti (DPP) si basano su una combinazione di tecnologie che operano in sinergia per garantire la condivisione sicura, accurata ed efficiente dei dati lungo l’intera catena di approvvigionamento.

Le organizzazioni europee di normazione CEN e CENELEC svilupperanno standard armonizzati per definire i requisiti minimi del sistema DPP. Tali standard, tuttavia, resteranno tecnologicamente neutri: le aziende saranno libere di adottare le tecnologie che preferiscono o di collaborare con fornitori di servizi, a condizione che vengano rispettati i requisiti previsti dalla normativa e dagli standard armonizzati.

Sfide tecniche nell’adozione dei DPP

L’implementazione dei DPP comporta diverse sfide tecniche, in particolare legate alla protezione dei dati e alla sicurezza delle informazioni. Garantire la riservatezza dei dati sensibili, pur mantenendo un alto livello di trasparenza, può risultare complesso, soprattutto in settori che coinvolgono tecnologie proprietarie e proprietà intellettuale.

Un ulteriore ostacolo riguarda i costi di implementazione, che possono rappresentare una barriera significativa per le piccole e medie imprese (PMI), spesso limitate nella disponibilità di risorse da destinare alla conformità. Le catene di approvvigionamento articolate, con numerosi attori coinvolti, rendono inoltre più difficile la raccolta, l’armonizzazione e la gestione coerente dei dati, richiedendo strumenti di coordinamento avanzati e processi standardizzati.

Una delle sfide più imminenti per le aziende è rappresentata dall’ampiezza e dalla complessità dei requisiti informativi previsti dai DPP. Fornire dati dettagliati sulle prestazioni di sostenibilità per interi portafogli di prodotti richiederà soluzioni tecnologiche scalabili, in grado di supportare la raccolta, l’elaborazione e la gestione dei dati in modo efficiente.

Come impostare un DPP conforme ai futuri requisiti normativi

I Passaporti Digitali dei Prodotti (DPP) rappresentano molto più di un semplice strumento di conformità: possono diventare leve strategiche per l’innovazione, la trasparenza e il vantaggio competitivo. Sviluppando e implementando un solido programma di Design for Sustainability, la tua organizzazione non solo potrà soddisfare i requisiti normativi dei DPP, ma anche integrare i principi dell’ecodesign direttamente nei processi di sviluppo e aggiornamento dei prodotti.

I dati raccolti e consolidati tramite i DPP possono supportare affermazioni ambientali credibili, rafforzando una comunicazione trasparente con tutti gli stakeholder. Inoltre, anticipando e rispondendo alle richieste di dati opzionali da parte dei clienti, i DPP possono trasformarsi in efficaci strumenti di marketing, contribuendo alla crescita aziendale e rafforzando la credibilità degli impegni sostenibilità del marchio.

In che modo Anthesis può supportarti?

Il nostro team unisce una profonda conoscenza del settore a un approccio orientato al futuro, sviluppando soluzioni personalizzate in linea con gli obiettivi specifici di ogni organizzazione. Attraverso servizi di consulenza e strumenti digitali, ti aiutiamo a ripensare i prodotti aziendali per migliorarne l’impatto ambientale e sociale, ampliando al contempo le opportunità di mercato e la resilienza dell’impresa.

Anthesis può supportarti nella gestione dei DPP garantendo la piena conformità, abilitando una gestione efficace dei dati e trasformando il tuo DPP da semplice adempimento normativo a un vero e proprio asset strategico per il brand.

DPP + ESPR
sviluppo del dpp ai sensi del regolamento espr

Garantire la conformità

Prepararsi alla conformità con il Passaporto Digitale di Prodotto (DPP) richiede un approccio strategico e proattivo. I passaggi fondamentali includono:

  • Progettare il proprio DPP, selezionando le caratteristiche tecniche più appropriate e integrando i dati nel formato richiesto per soddisfare gli obblighi di reporting.
  • Comprendere i requisiti normativi del DPP e i potenziali impatti sulla tua attività, attraverso una valutazione della preparazione. Il periodo che intercorre tra la pubblicazione dei requisiti tecnici e dei dati completi e la scadenza per la loro implementazione sarà estremamente breve. È quindi essenziale monitorare costantemente le attività e le discussioni tra gli stakeholder del settore.
  • Mappare e raccogliere i dati rilevanti lungo l’intera catena di approvvigionamento.
  • Condurre valutazioni di circolarità e Life Cycle Assessment (LCA), completi o parziali, per generare i dati necessari a dimostrare la conformità ai requisiti di performance.

Gestire i dati in modo efficiente con Anthesis Compliance Suite

La nostra Compliance Suite consente una gestione digitale avanzata dei dati, combinando tecnologia, strutture dati, automazione dei flussi di lavoro e operazioni di processo. Il sistema può essere implementato come un hub dati completo per il DPP. Include strutture dati predefinite basate su standard internazionali e best practice, analisi in tempo reale sulla qualità dei dati e interfacce di reporting compatibili con la tua infrastruttura software esistente.

La soluzione copre in modo preconfigurato i requisiti del cliente e può essere operativa entro due settimane. Il sistema supporta fasi di collaudo e un’implementazione graduale, con particolare attenzione alla personalizzazione del design, alla semplificazione dei processi e all’estensione delle strutture dati.

Anthesis fornisce risorse qualificate e competenze specializzate per gestire l’intero processo di coinvolgimento dei fornitori, dall’inizio alla fine. Grazie a una campagna di raccolta dati gestita attivamente, i clienti possono ottenere un significativo aumento sia del tasso di risposta sia della qualità delle informazioni ricevute. Il nostro team provvede inoltre alla validazione delle risposte e può digitalizzare i dati provenienti da documenti non strutturati.

Il futuro dei Passaporti Digitali di Prodotto

Un numero crescente di normative europee richiederà l’introduzione del DPP per categorie di prodotto come detergenti e giocattoli. Sebbene inizialmente l’attenzione si concentri sul prodotto finito e sulle attività a valle, nel tempo saranno inclusi anche i prodotti intermedi. Alla fine, l’intera catena del valore a monte utilizzerà il DPP come strumento chiave per la comunicazione di informazioni sulla sostenibilità e altri aspetti rilevanti.

Le aziende tenderanno a includere nel DPP informazioni che vadano oltre i requisiti normativi, al fine di renderlo uno strumento il più utile possibile per clienti e stakeholder. In prospettiva, i DPP diventeranno la principale fonte di informazioni per alimentare i report di sostenibilità, supportare la verifica delle dichiarazioni ambientali e molto altro.

Risorse

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
Le nuove linee guida SBTi per il settore finanziario e la rendicontazione TCFD  https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/sbti-linee-guida-finanza-tcfd/ Thu, 01 May 2025 10:56:03 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55532

Le nuove linee guida SBTi per il settore finanziario e la rendicontazione TCFD

paesaggio urbano

È una domanda ricorrente che molte istituzioni finanziarie (IF) si pongono quando cercano di affrontare congiuntamente le raccomandazioni della Task Force on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD) e gli obiettivi basati sulla scienza (SBT). La nuova guida della Science Based Targets initiative (SBTi) per il settore finanziario e la rendicontazione TCFD offre una risposta chiara, proponendo azioni concrete per le società di private equity, i gestori e i proprietari di patrimoni, nonché per le banche, al fine di armonizzare la definizione degli SBT con le informazioni sui rischi e le opportunità climatiche e con i piani di transizione. 

Da dove iniziare? 

Da un punto di vista normativo, la Guida contribuisce a integrare diverse normative e iniziative, come quelle dei Paesi che hanno recepito le raccomandazioni della TCFD nella legislazione nazionale, e la guida alle best practice della Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) per lo sviluppo di piani di transizione verso le zero emissioni. 

È stata progettata per supportare le istituzioni finanziarie in tutte le fasi del loro percorso di maturità climatica, sia che: 

  1. non siano ancora allineate ai framework della TCFD o della SBTi, 
  2. si siano impegnate a rispettare la SBTi ma non comunichino ancora in linea con la TCFD, 
  3. siano allineate alla TCFD ma non abbiano ancora aderito alla SBTi 

Perché abbiamo bisogno degli SBT e della TCFD? 

Per le istituzioni finanziarie (IF) che non hanno ancora iniziato a definire obiettivi basati sulla scienza (SBT) o ad allinearsi alle raccomandazioni della TCFD, la Guida risulta particolarmente utile per comprendere come i portafogli di investimento siano influenzati dai rischi climatici (prospettiva “outside-in”) e, al contempo, come contribuiscano essi stessi al cambiamento climatico (prospettiva “inside-out”). Questo approccio è prezioso per le IF che intendono allinearsi alla TCFD per analizzare l’impatto del clima sulle proprie attività, e allo stesso tempo definire obiettivi SBT per ridurre il proprio impatto sul clima. 

La definizione di obiettivi basati sulla scienza (SBT) contribuisce a ridurre intrinsecamente l’esposizione ai rischi di transizione, come l’introduzione improvvisa di una carbon tax, agendo in primo luogo sulla riduzione delle emissioni di gas serra. La TCFD, invece, offre uno strumento utile per comprendere, attraverso l’analisi di scenario, come, ad esempio, una carbon tax imprevista possa influenzare finanziariamente i portafogli di investimento.  

Ma il contributo della TCFD non si limita a questo: essa consente anche agli istituti finanziari di valutare i rischi fisici legati ai cambiamenti climatici, nonché di identificare le opportunità derivanti dalla transizione climatica, e di rendicontare il tutto da una prospettiva integrata di rischio climatico e di carbonio. In definitiva, questa Guida orienta le istituzioni finanziarie verso la definizione di metriche e obiettivi che consentano di mitigare i rischi, cogliere le opportunità e allinearsi alla scienza per una transizione giusta. 

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>
Come fissare gli obiettivi basati sulla scienza o Science Based Targets  https://www.anthesisgroup.com/it/approfondimenti/impostare-un-sbt/ Thu, 01 May 2025 10:15:46 +0000 https://www.anthesisgroup.com/it/?p=55504

Come fissare gli obiettivi basati sulla scienza o Science Based Targets

Esplora la nostra guida sugli obiettivi basati sulla scienza (SBT) e le risorse essenziali per le organizzazioni che desiderano stabilire un SBT.

come stabilire obiettivi basati sulla scienza
5 fasi per definire un obiettivo basato sulla scienza (SBT)
5 fasi per definire un obiettivo basato sulla scienza (sbt)

Cosa sono gli obiettivi basati sulla scienza?

Gli obiettivi basati sulla scienza (SBT) sono traguardi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati dalle aziende. Si definiscono “basati sulla scienza” quando risultano allineati al livello di riduzione necessario per mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Gli SBT offrono alle imprese un percorso verso un cambiamento sostenibile, accelerando la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. 

Le ragioni commerciali che spingono le aziende a fissare tali obiettivi sono chiare. La Science Based Targets initiative (SBTi) ha individuato quattro principali incentivi per incoraggiare le imprese a stabilire obiettivi basati sulla scienza: 

  • Stimolare l’innovazione 
  • Ridurre l’incertezza normativa 
  • Rafforzare la fiducia degli investitori 
  • Migliorare la redditività e la competitività 

Come stabilire obiettivi basati sulla scienza 

Stabilire un obiettivo basato sulla scienza (SBT) significa definire traguardi di riduzione delle emissioni in linea con le esigenze globali di mitigazione del carbonio, con l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C e di allinearsi alle previsioni dell’Accordo di Parigi. 

Il processo inizia con l’invio di una lettera di impegno. Una volta ricevuta, l’azienda viene riconosciuta come “impegnata” ad allineare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni all’obiettivo di 1,5°C. In seguito, l’azienda viene inserita nel sito web della SBTi e nei portali dei partner CDP e We Mean Business.  

Le aziende hanno poi 24 mesi di tempo per completare le fasi successive del processo. 

Una volta approvati gli obiettivi, l’SBTi annuncerà pubblicamente l’azienda come parte delle “imprese che stanno agendo”. Entro sei mesi, l’azienda dovrà rendere noto il proprio impegno, comunicando gli obiettivi approvati e informando i propri stakeholder. 

Stabilire obiettivi basati sulla scienza (SBT) comporta il monitoraggio continuo e la rendicontazione dei progressi compiuti, anche attraverso canali come il CDP, le relazioni annuali, i report di sostenibilità e il sito web aziendale. 

Comprendere le proprie emissioni 

Il processo di definizione degli obiettivi basati sulla scienza (SBT) inizia con l’identificazione delle emissioni aziendali, considerando i tre ambiti definiti dal GHG Protocol Corporate Standard: Scope 1, Scope 2 e Scope 3.  

Le emissioni di Scope 1 e 2 sono “di proprietà” dell’azienda. Le emissioni di Scope 1 comprendono le emissioni dirette generate all’interno dell’organizzazione, come l’uso di gas naturale o dei veicoli aziendali. Le emissioni di Scope 2 riguardano le emissioni indirette derivanti dalla produzione di energia poi utilizzata dall’organizzazione, come l’elettricità acquistata. Poiché le emissioni di Scope 1 e 2 possono essere controllate direttamente, fissare obiettivi adeguati e impegnarsi a rispettarli è relativamente semplice.  

E per quanto riguarda gli obiettivi di Scope 3? 

Le emissioni di Scope 3 comprendono quelle generate lungo l’intera catena del valore di un’azienda, inclusi fornitori, distributori e clienti. Oltre il 90% delle aziende che hanno definito obiettivi basati sulla scienza si impegnano anche nella riduzione delle emissioni di Scope 3. 

Queste riduzioni possono essere raggiunte attraverso una diminuzione assoluta delle emissioni oppure coinvolgendo una quota significativa dei fornitori affinché stabiliscano a loro volta obiettivi basati sulla scienza.  

La vera sfida consiste nel ridurre il tempo necessario per rafforzare le capacità dei fornitori, aiutandoli a passare rapidamente dalla consapevolezza all’azione concreta per il clima. 

Siamo il principale facilitatore mondiale orientato agli obiettivi, abilitato digitalmente e basato sulla scienza. E accogliamo sempre con favore consultazioni e partnership per promuovere insieme un cambiamento positivo.

]]>